Riconosciuto il diritto alla privacy: ecco come essere rimossi dai risultati di ricerca
Google ha compiuto i primi passi tecnici visibili frutto della campagna per il “diritto all’oblio” sulla quale è stata per molto tempo sotto pressione in Europa.
Da oggi, in fondo ad una pagina di ricerca che venga effettuata sul suo portale compare la frase “Alcuni risultati possono essere stati rimossi nell’ambito della normativa europea sulla protezione dei dati”.
Il tutto dopo una recente sentenza della Corte di Giustizia europea che ha stabilito il diritto a chiedere ai motori di ricerca di rimuovere risultati su ricerche che includano il nome dell’interessato in vari casi, come quando siano irrilevanti, inadeguati o eccessivi.
Sempre Google ha fornito un rinvio in calce alle sue pagine di ricerca a maggiori informazioni sul diritto all’oblio, tra cui un modulo web (https://support.google.com/legal/contact/lr_eudpa?product=websearch&hl=it) tramite il quale si può avanzare una richiesta di rimozione di contenuti dai risultati delle sue ricerche. Nel solo primo giorno da quando era stato messo a disposizione questo formulario, a fine maggio, sul gigante internet erano piovute oltre 12mila richieste.
E ora questo nuovo diritto che le giurisdizioni dell’Ue hanno sancito a favore degli utenti richiama l’interesse anche in altri paesi. Secondo il Financial Times diverse associazioni che si occupano di privacy vorrebbero l’estensione a tutto il mondo.